martedì 6 dicembre 2011

Lollò Cartisano, storia vera dentro un fumetto

Se avessi impostato il lavoro basandomi sull'abitudine al tecnicismo,
personaggi, ambienti e fatti non sarebbero emersi dalla sceneggiatura per immagini inviatami da Luca. Bisognava lasciare liberi i bozzetti, libera la mano e soprattutto la mente da quella che era diventata l'abitudine quasi ossessiva di incanalare il tratto in una razionale metodologia di lavoro.



 Lollò Cartisano non si può raccontare così, bisogna lasciarsi trasportare...
Con Lollò volevo raggiungere qualcosa di me che mi mancava da anni, da prima di studiare le "regole" del fumetto, da prima di disegnare tra i banchi di scuola media, da prima di imparare a leggere decodificando l'alfabeto. 
Per Lollò dovevo ritrovare qualcosa di me che c'è da quando i ragionamenti non sapevo cosa fossero, quando questi si spengono e si accende qualcosa che somiglia al sognare: il momento esatto in cui non c'è controllo sulle cose.


Dovevo frustrare con un bel NO il servizio alla regola. 
Un NO detto mio malgrado a più di una commissione giunta in concomitanza con questo lavoro, 
a più di un obbligo, a più di un'abitudine quotidiana
perchè, più di tutto, questa volta avevo bisogno di una mia crescita personale. 
Avevo bisogno di un incontro con una parte di me.
Ed è arrivata in seguito alle tante separazioni realizzate non senza conflitti, che si son succedute all'arrivo di questo blocco di fogli: una storia graffiante che è cronaca della vita-morte-vita dell'uomo Adolfo Cartisano.


 Ed é successo da sé: i segni son venuti fuori senza briglie, finalmente!
Non hanno avuto più importanza la forma e la formalità del disegno.
Ho scelto i materiali in base a sensazioni di gradevolezza: la carta da spolvero che usavo per fare i disegni dal vero negli anni del Liceo e gli acquerelli coi quali ho sempre combattuto battaglie perse fin dai primi esperimenti ai banchi delle scuole medie,
e non fa niente se la carta imbarca acqua: non ho voluto fissarla, non ho voluto imprigionare niente!
Sapevo che poi avrei usato anche il computer per togliere eventuali "sporcizie".







E quindi via di matita! La linea è stata libera di muoversi, spezzettarsi, intrecciarsi, senza essere mai cancellata per rifare il calcolo: uno schizzo generico appena accennato e poi una sequenza di segni finchè sentivo di farli.
Questo per me è stato il racconto di Lollò Cartisano: la passione per la libertà di essere me stessa, così come veniva in quel momento.
A volte, era persino l'illuminazione naturale sul foglio a farmi dire che andava bene anche così.
Sono venute fuori circa tre o quattro tavole al giorno sotto la sensazione del "buona la prima".
La vicenda di Lollò Cartisano, di Bovalino (RC), è stata così raccontata in più di 90 pagine edite da Round Robin Editrice.



Danzando tra cronaca e poesia, abbiamo raccontato il coraggio di dire NO, sempre e nonostante tutto. Qualcuno ci ha perso la vita, qualcun altro continua a donarla in un crescendo di progetti e attività culturali antimafia, che partono dal Sud dell'Italia e...non si sa dove il vento le porti.
L'augurio che faccio a me stessa, da artista, è che il messaggio sia veicolato al meglio. L'augurio che faccio ai lettori è sempre quello di ritrovare qualcosa di sè tra le pagine di un libro.



Tracce di memoria
"Mio padre è sempre stato innamorato della sua terra,
da fotografo l’ha ripresa migliaia di volte e con occhi sempre
nuovi. Ha amato l’Aspromonte e ci ha trascorso tanto del suo
tempo, fotografando, raccogliendo funghi, camminando. Coinvolgeva
noi figli, come con ogni sua passione che fosse il mare
o la montagna, e si trascorrevano così insieme dei momenti
speciali che rimarranno sempre vivi nel mio cuore".

 Deborah Cartisano.










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